Italo Calvino

Berenice, città nascosta

Su Calvino si potrebbe scrivere per sempre, e questo lo si può fare solo con i grandi scrittori. Solo loro riescono a farti decollare per il tuo viaggio, solo loro ti mostrano la direzione di una poesia. Solo ai grandi scrittori riesce non mettere la parola “fine” in fondo ai libri. Saranno, infine, sempre loro a farti correggere mille volte i pensieri che su di loro scriverai. Cesellerai le frasi meglio che puoi, sentendoti sempre emozionato nel farlo, nell’avere la voglia-fortuna di farlo.

Non ho letto molto di Calvino, perché ho deciso così. Ho sentito la paura di non avere, nella mia vecchiaia, qualcosa di suo e di nuovo (se così si può dire) da leggere. Ho tutti i suoi libri, me li guardo, sorrido, li sbircio e me li pregusto. E’ un pò come se avessi la mia segreta cantina di vini preziosi, le mie monete d’oro in tasca, i miei dadi fortunati da girare fra le dita e lanciare all’improvviso. È per questo che parto dal primo libro che mi ha fatto innamorare di questo scrittore: Le città invisibili – Berenice.

Lui dentro me. È questa l’equazione base della città chiamata Berenice, che tutti noi ci portiamo dentro. Ogni giorno abbiamo sempre un lui sbagliato dentro un me giusto. Oppure viceversa. Si affrontano, combattono, in un duello che si chiama Equilibrio. Un equilibrio dinamico, che vive di continui ribaltamenti.

Ecco allora che un colpo del Giusto arriva a segno sul corpo dell’Ingiusto, che sente come nella ferita inferta sia stato lasciato un seme del Giusto, che germoglierà inevitabilmente. Ma anche il Giusto, nel ferire si è macchiato del sangue dell’Ingiusto, è anche il suo seme germoglierà inevitabilmente.
Un duello, un equilibrio, in cui Calvino imprigiona questa città, dentro una spirale umana che si presenta senza fine.

Una spirale che ingannerà entrambi i duellanti, che crederanno di nascere Giusti e si ritroveranno Ingiusti. Penseranno di andare avanti, ma staranno tornando indietro. Una spirale che colpisce ma salva; salva ma colpisce.

Calvino ci regala una dinamica che, a mio modo di vedere, non posso che chiamare Vita. Tutti, credo, viviamo nelle scelte fatte questa dinamica, e l’esperienza lo insegna. Possiamo percepirla o esserne toccati più o meno, ma Berenice esiste, e noi ci stiamo dentro. Se un posto è invisibile, non è altrettanto detto che non esista.

Adoro Berenice, perché in quel duello d’equilibrio capisco di essere vivo (e fuori non posso viverci). Colpo dopo colpo, danzo nel duello meglio che posso. Danzo con la molteplicità. Danzo dentro un campo instabile. Danzo cercando leggerezza. Leggero fino all’armonia, unica mia rivincita su quella spirale in cui vive Berenice.

Eppure in fondo mi chiedo: usciremo mai da Berenice? Riusciremo mai ad espandere quell’apnea mortale che uccide la Berenice ingiusta, prima che nasca nuovamente in noi? Potremo percepire la nostra coscienza, e fermare il primo colpo dell’infinito duello, senza innescare per sempre quella spirale?

Non lo so.

Umilmente credo che possiamo solo migliorarci e che forse questa è l’unica strada che libera Berenice da se stessa… l’unica strada che porta fuori dal quotidiano inferno; lui e me.


Testo di Paolo Bellocci

Indice

  1. Biografia
  2. Il cappuccio da sci celeste-cielo
  3. Berenice, città nascosta
  4. Calvino poeta
  5. L'impero di Kublai
  6. Los ovillos de Italo Calvino